Dopo un lungo periodo di restrizioni che non ci permettevano di mettere piede fuori dai cancelli per uscite sul territorio, finalmente quest’anno ci è stato concesso. L’ultima esperienza fatta dalla 5B è stata la visita al Museo del Bijou. La nostra città vanta la nascita della prima fabbrica in Italia nella produzione di bigiotteria e questo museo è la testimonianza di questo capitolo importante della nostra storia.
Giovedì 9 marzo ci siamo recati al museo situato nel seminterrato del Palazzo dei Barnabiti, che ospita anche la nostra biblioteca.
Quando siamo entrati, a farci da guida è stata Chiara Storci, che ci ha invitati a curiosare e a esplorare il luogo. All’interno di teche sono custoditi gioielli di epoche lontane, souvenir, occhiali, cinture e portasigarette. Sono presenti anche i macchinari che usavano gli operai, foto e documenti d’epoca.
Ad un certo punto, Chiara ci ha riuniti e ci ha raccontato la storia della fabbrica. Tutto è iniziato nel 1882, con un ragazzo di soli diciott’anni di nome Giulio Galluzzi che lavorava come assistente da un orefice di Casalmaggiore. Di sera lavorava con gli scarti e così inventò la tecnica della bigiotteria: sopra un’anima di metallo non prezioso, metteva un sottilissimo strato d’oro. Aveva capito che grazie a questa tecnica più persone potevano permettersi di comperare gioielli.
Da piccolo laboratorio si trasformò nel tempo in una fabbrica che dava lavoro a molta gente. Ma chi erano questi operai? Ci ha colpito scoprire che le regole che vigevano nello stabilimento erano simili a quelle che rispettiamo a scuola oggi. Infatti buona parte degli operai erano minorenni, molti dei quali bambini. Molte famiglie, non avendo abbastanza soldi per mantenersi, mandavano a lavorare anche i più piccoli, che rinunciavano al diritto di giocare e di studiare.
Nel 1970 si decise di cambiare i prodotti perché la merce non era più competitiva. Adesso la fabbrica produce elettrodomestici e altri macchinari. Le rimanenze di fabbrica dovevano essere buttate, ma gli operai ci tenevano, quindi nel tempo libero li andavano a lucidare e sistemare nelle teche. Grazie a loro, adesso possiamo ammirare questi capolavori costruiti con tanta fatica.

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A questo punto è giunta l’ora del laboratorio. Abbiamo costruito due oggetti usando fili in rame: il primo era un segnalibro che abbiamo fatto con l’utilizzo di macchinari e attrezzi, il secondo era un regalo per un nostro caro. Per fare questo abbiamo prima disegnato il progetto e realizzato l’iniziale del suo nome, che poi sarebbe diventato un portachiavi. Questa attività ci è piaciuta particolarmente, perché ci ha permesso di lavorare manualmente con materiali e attrezzi che solitamente non usiamo e ci ha dato la possibilità di esprimerci creativamente per realizzare un dono.
Infine, utilizzando i macchinari dell’epoca, anche se per poco tempo, ci siamo resi conto della difficoltà e della fatica che i giovani operai dell’epoca impiegavano.

Articolo a cura degli alunni della classe 5^B della scuola primaria di Casalmaggiore
as 2022-2023

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