Venerdì 13 maggio è venuta nella nostra scuola la professoressa Ornella Anversa, per concederci un’intervista sullo scavo archeologico a cui aveva partecipato quando era più giovane.

È una signora anziana, di bassa statura, ma con molta forza nella voce e nello sguardo. È gentile e si esprime in maniera molto accurata e chiara. Quando è arrivata, la nostra maestra l’ha accolta emozionandosi un poco.

Sappiamo che lei è stata l’insegnante della nostra maestra. Può dirci come si comportava quando era una ragazza? Faceva i compiti? Era brava nelle sue materie?

La vostra maestra era molto timida, infatti quando la interrogavo diventava tutta rossa, però era sempre preparata e faceva tutti i compiti. Era educata e rispettosa.

Abbiamo scoperto che lei da giovane ha fatto anche l’archeologa, ci può parlare di questa esperienza?

Non ero proprio un’archeologa, ma mi sono unita a un gruppo di persone appassionate come me all’archeologia.

Ognuno di noi aveva il proprio lavoro, perciò ci trovavamo di sera o nel weekend. Siccome eravamo negli anni 70, durante il periodo delle restrizioni, a volte dovevamo raggiungere il luogo dello scavo in bicicletta, anche quando faceva molto freddo.

Avevamo scoperto l’esistenza di due villaggi risalenti all’Età del Bronzo, uno molto piccolo nei pressi del santuario della Fontana, l’altro a Fossacaprara molto più grande e importante.

Come avete fatto a trovare i reperti, a capire qual era il luogo dove realizzare lo scavo?

Durante il periodo dell’aratura si notano nei campi delle zone molto più scure. La terra nera dimostra la presenza di molto materiale organico decomposto. Inoltre le macchine agricole possono riportare alla luce dei frammenti. Questi indizi rivelano che sotto ci sono dei reperti.

Quali reperti avete trovato?

Abbiamo trovato dei vasi, per lo più in frantumi, che poi abbiamo ricostruito. Si tratta di recipienti ben decorati, che dimostrano già un gusto per il bello. Anzi abbiamo scoperto che i vasi venuti male venivano scartati. Fra i reperti più importanti è stato portato alla luce un forno per la cottura di ceramiche. Inoltre si è ritrovato un recipiente che sotto aveva dei buchi per far colare il formaggio. Ci sono poi anche oggetti in corno. Infatti questa era una zona boschiva, popolata da cervi che, come si sa, periodicamente perdono il palco che poi ricresce. Andando a caccia gli uomini trovavano questo prezioso materiale. Tra i reperti abbiamo anche oggetti in bronzo: armi, utensili, oggetti ornamentali.

Dove sono adesso?

Ora sono a Milano, chiusi in qualche magazzino. Per un certo periodo sono stati esposti qua a Casalmaggiore, ma la sovrintendenza li ha requisiti. È un vero peccato! Sarebbe stato così bello poterveli mostrare!

Come si fa ad analizzare un reperto e a capirne l’epoca?

Uno dei metodi per stabilire l’età di un reperto è misurare la quantità di carbonio 14. Questa sostanza, presente in tutto il materiale di origine organica, si dimezza nell’arco di un certo numero di anni. Quindi, stabilendo la quantità che rimane, è possibile capire l’età del reperto.

Un altro modo consiste nel confrontare i reperti fra di loro: se le decorazioni assomigliano a quelle di oggetti di cui si conosce il periodo, si può ipotizzare che appartengano alla stessa epoca.

È chiaro che più i reperti sono stati trovati in profondità, più sono antichi.

Com’era la vita dei nostri primi concittadini?

L’ambiente era paludoso, quindi i villaggi sorgevano in una zona sopraelevata e le capanne erano costruite su palafitte. 

Erano abitazioni realizzate con canne o bastoni, ricoperti di argilla che faceva da intonaco. Il pavimento era in terra battuta. Si procuravano il cibo con la caccia o la pesca, ma già allevavano capre e pecore da cui ricavavano latte, lana e carne. Si coltivava anche il frumento: lo si sa perché si sono trovate tracce di polline di un grano antico che proveniva dalla Mesopotamia. Praticavano il baratto. Per produrre il bronzo era semplice reperire il rame, ma lo stagno proveniva da molto lontano. Ciò significa che esisteva già un commercio su larga scala.

Com’era organizzata la società?

Nei primi tempi la società era paritaria, tutti avevano lo stesso prestigio, perché tutti sapevano fare le medesime cose. Ma quando si cominciò a lavorare i metalli, i fabbri diventarono i più importanti, infatti occorreva un’abilità particolare che solo loro avevano.

Sapevano costruire argini per difendersi dalle esondazioni?

No, non conoscevano questa tecnica e, quando il fiume esondava, gli abitanti abbandonavano i loro villaggi. Infatti nello scavo abbiamo trovato strati di sabbia senza nessun reperto. Poi però ritornavano ad insediarsi nello stesso luogo.

Qual è stato il momento più emozionante di questa esperienza?

Era novembre ed era una giornata molto fredda. Io e i miei amici eravamo nello scavo che arrivava a circa 3 metri di profondità. Stava tramontando il sole e non c’era molta luce. Gli altri avevano già trovato tanti reperti, mentre io ancora niente. Ad un certo punto, tastando il terreno, ho scoperto una ciotolina, era piccola, ma integra, era l’unico reperto trovato intero. Tenendola in mano, mi sembrava che l’uomo, che migliaia di anni fa aveva creato quella ciotolina, fosse tornato per parlarmi.

Articolo a cura degli alunni della classe 4^B della scuola primaria di Casalmaggiore
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