Sono giorni tristi per noi della Marconi, piangiamo la scomparsa di Nazzareno Condina, il nostro “amico giornalista”.

Quattro anni fa spuntava un sogno nella nostra scuola, il sogno di aprire un giornale.

Il progetto nacque in piena pandemia, quando il senso di isolamento e di impotenza ci spingeva a chiuderci in un individualismo totalizzante, in una generalizzata malinconia che trovava sollievo solo nell’uso, spesso solo di evasione, dei mezzi informatici.

Contemporaneamente la scuola italiana si adeguava alla nuova legge sull’Introduzione dell’insegnamento scolastico dell’educazione civica. Da settembre 2020 l’Educazione Civica diventava una disciplina trasversale. La riforma non costituiva una semplice aggiunta contenutistica, ma aveva lo scopo di indirizzare tutta l’attività didattica verso questo orizzonte di senso.

Nel ruolo di referente di Educazione Civica ho cercato un progetto che potesse rispecchiare la portata di questa innovazione e, lasciandomi ispirare dalle scuole attiviste e soprattutto dal nostro più celebre pedagogista nostrano, Mario Lodi, ho pensato che il giornale, e in modo particolare un giornale on line, potesse veicolare gli obiettivi che la Legge e le Linee Guida dispongono.

La proposta fu accolta con entusiasmo dal Collegio e dalla Dirigente Sandra Guidelli che mi mise in contatto con alcuni giornalisti locali che si dimostrarono interessati al percorso e disponibili a dare il proprio sostegno. Gli interventi si realizzavano nelle classi quarte e quinte primaria e in prima e seconda secondaria, alimentando entusiasmo nei ragazzi e nelle insegnanti. Queste lezioni consistevano in laboratori all’interno dei quali, dopo una breve introduzione sul giornalismo, le sue caratteristiche e regole, si passava alla stesura di componimenti liberi, che venivano poi letti e commentati insieme.

Fra i giornalisti Nazzareno Condina mostrò subito grande interesse.  ”Alla Marconi sta nascendo un bellissimo progetto che riguarda tutti” commentava su Facebook. In realtà l’idea di un giornale scolastico aveva già preso piede in lui ancora prima della nostra proposta. Mi confidò che questo era un sogno che teneva nel cassetto.

Mi colpiva molto la serietà con cui prendeva questo progetto, quasi a voler rendere partecipi le nuove generazioni di ciò che aveva significato per lui il giornalismo, non un lavoro, ma direi una vocazione laica. Gli articoli erano per lui uno strumento di comunione, in ogni suo scritto metteva sé stesso così che intorno alle sue parole si formava comunità. I suoi pensieri venivano percepiti così autentici e rispecchianti una riflessione profonda che non potevano non toccare le corde più intime di chi leggeva. Questo suo carisma era sicuramente per lui fonte di gioia, una gioia che desiderava condividere.

Proprio nella mia classe quarta Nazzareno fece il suo intervento. Ricordo con vividezza l’emozione che traspariva dai sui gesti, dalle sue parole. Diceva: “Che nessuno lo chiami “giornalino”!” Voleva che i bambini percepissero la rivoluzione di questo progetto, la novità di essere presi sul serio, di poter interfacciarsi con la propria comunità rimanendo sé stessi, comunicando la propria esperienza che il giornale amplifica e valorizza.

I bambini rimasero molto colpiti dall’entusiasmo che lui trasmetteva e scrissero i loro articoli. Si impegnarono molto e tutti diedero il meglio di sé, c’era chi raccontava la storia di amicizia col proprio gatto, chi trametteva il disagio vissuto nei tempi del lockdown, chi esprimeva la propria passione sportiva, chi condivideva un antico ricordo di famiglia.

“… Sto leggendo i temi dei ragazzi della classe dove ho fatto lezione, ed ho il magone. In generale tutti vanno bene, ed alcuni sono migliori di tanti articoli che leggo ogni giorno. Sono i loro pensieri, la loro vita, la loro razionalità, ma sono soprattutto la loro anima e il loro cuore. Mi convinco sempre di più che sarà un bellissimo progetto, e che i ragazzi sapranno fare molto bene, e che hai insegnanti davvero straordinari/e al tuo fianco. E che questa cosa sono fiero d’averla fatta anche io…” Così scriveva Nazzareno alla nostra dirigente, alla Sandra, come la chiamava lui con affetto.

E a me: “Un progetto straordinario come quello di un giornale gestito direttamente da una scuola, una sorta di quotidiano dei ragazzi, continuo a pensare sia un progetto unico nel suo genere… Continuo a pensare che ognuno abbia qualcosa da dire e da raccontare e continuo a pensare che la comunicazione sia importante ed il confronto sia la prima leva di un mondo diverso e migliore del nostro. Tienimi informato, e se posso esserti d’aiuto non hai che da chiedere.”

Contagiata da queste parole, grata di aver trovato in lui una comunione di intenti, mi sono fatta risoluta nel cercare la modalità più opportuna per realizzare questo sogno. È così che è nato Sintonizziamoci il giornale on line del nostro istituto.

La mia classe pubblicò vari articoli. Questa esperienza li aiutò a migliorare la propria competenza nello scrivere, ma anche a valorizzare ogni evento vissuto insieme e rielaborarlo, prima singolarmente e poi nel gruppo classe, nello sforzo di rendere sempre più efficace una comunicazione che si riteneva importante trasmettere.

A volte poteva emergere il timore che fosse un compito al di sopra delle loro forze, ma il loro amico giornalista li aveva aiutati a comprendere che “non importa essere perfetti, ma essere sé stessi.” Potevano farcela! Queste parole di incoraggiamento furono importanti per i miei alunni che infatti presero questo impegno con molta serietà.

Scrivevo a Nazzareno: “Mi sembra stia prendendo piede un atteggiamento di responsabilità civica, anche se ovviamente molto ingenuo”. E lui rispondeva “Mi dici una cosa bellissima. È il senso critico la cosa più importante. Il fatto che si sentano parte delle dinamiche della società, e parte attiva. Anche il senso – e ci mancherebbe altro – dell’utopia che alla loro età è fondamentale. Sono contento di averli in qualche maniera aiutati a farli uscire fuori anche se io ho fatto solo un passo, il resto lo fate da sempre e lo state facendo voi insegnanti. Devono avere il coraggio, devono sapere che in ogni frangente è possibile essere e fare. Sarà un grande giornale il loro.”

Araldi Donatella

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